14dic21:00Un Natale con DelittoL’appuntamento di Natale con la Cena con Delitto21:00

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Tre ore, per indagare e smascherare un diabolico assassino e scoprirne il movente! La cena con delitto, è un format che primo tra tutti il Pozzo e il Pendolo ha importato
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Tre ore, per indagare e smascherare un diabolico assassino e scoprirne il movente!
La cena con delitto, è un format che primo tra tutti il Pozzo e il Pendolo ha importato dalla Gran Bretagna. Il murder party, di matrice anglosassone nasce nella seconda metà dell’ottocento, come forma di intrattenimento dell’alta borghesia. La fusione tra il teatro ed il gioco, l’utilizzo del modello d’indagine deduttivo, l’interazione tra il pubblico e gli attori, l’ossequio alla regola della credibilità rappresentano i cardini fondamentali di questa forma di intrattenimento che riscuote oggi come nel secolo scorso grande consenso del pubblico.
Le fasi dello spettacolo, cui il pubblico prende parte singolarmente o in squadra si alternano a quelle della cena in formula di buffet.
La “messa in scena” si articola intorno a differenti copioni per rendere ogni Cena con Delitto un evento unico ed indimenticabile, è necessario quindi che al momento della prenotazione si forniscano indicazioni sulle nostre cene cui si è già preso parte.
Ora
(Sabato) 21:00
Location
Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
Organizzatore
Il Pozzo e Il Pendolosupporto@ilpozzoeilpendolo.it Piazza San Domenico Maggiore, 3 - Napoli
Prenota
Il sistema di pagamento online adotta il circuito PayPal, ma può essere utilizzata qualsiasi carta di credito
Prezzo 30,00€
Quanti biglietti? -1 +
Total Price 30,00€
**Tutti i campi sono obbligatori
INVIATO! Riceverai in formazioni al più presto
21dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Per il quattordicesimo anno consecutivo torna: CANTO DI NATALE di Charles Dickens
con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
Ora
(Sabato) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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22dic18:00Canto di Nataledi Charles Dickens18:00

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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Domenica) 18:00
Location
Teatro Il Pozzo e il Pendolo
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23dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Lunedì) 21:00
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25dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Mercoledì) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
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26dic18:00Canto di Nataledi Charles Dickens18:00

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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Giovedì) 18:00
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27dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Venerdì) 21:00
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28dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
Ora
(Sabato) 21:00
Location
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29dic18:00Canto di Nataledi Charles Dickens18:00

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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
Ora
(Domenica) 18:00
Location
Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
Prenota
EVENTO FUORI ABBONAMENTO
Il sistema di pagamento online adotta il circuito PayPal, ma può essere utilizzata qualsiasi carta di credito. Perfezionando l'acquisto i biglietti saranno inviati all'indirizzo email indicato.
**Tutti i campi sono obbligatori
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30dic21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Per il quindicesimo anno consecutivo torna: CANTO DI NATALE di Charles Dickens con Paolo Cresta e Carlo Lomanto Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella
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Per il quindicesimo anno consecutivo torna: CANTO DI NATALE di Charles Dickens
con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
Ora
(Lunedì) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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31dic21:00Un Capodanno con Delittoil murder party di fine anno21:00

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Noi qui al Pozzo e il Pendolo amiamo raccontare storie. Ci piace anche giocare con le storie. E lo faremo anche a Capodanno: finiremo l’anno vecchio e cominceremo il nuovo
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Noi qui al Pozzo e il Pendolo amiamo raccontare storie. Ci piace anche giocare con le storie. E lo faremo anche a Capodanno: finiremo l’anno vecchio e cominceremo il nuovo dentro una storia, provando a portarci dentro, da protagonisti, tutti quelli che parteciperanno.
Il Capodanno con delitto è questo: una storia da vivere da protagonisti, una storia gialla, perché il giallo ha un fascino inossidabile al quale è difficile sottrarsi, che sarà ambientata durante una notte di san Silvestro. I nostri ospiti parteciperanno ad un cenone, a buffet, ma ossequioso della tradizione, e lentamente scivoleranno in una storia. E dovranno venirne fuori in qualche modo, svelare il mistero, smascherare l’assassino, rimettere a posto i tasselli di una vicenda intricata. I brindisi di mezzanotte, i giochi, la musica, tutto quello che per convenzione appartiene a festeggiamenti di Capodanno faranno parte di una storia pensata per far perdere il confine tra la realtà e la fantasia e per fare in modo che ciascuno dei partecipanti per una notte, quella storia possa viverla in prima persona.
La “messa in scena” si articola intorno a differenti copioni per rendere ogni Cena con Delitto un evento unico ed indimenticabile, è necessario quindi che al momento della prenotazione si forniscano indicazioni sulle nostre cene cui si è già preso parte.
Il menù del cenone a buffet
Antipasti:
Bicchierini di cus cus al salmone con profumo di limone
Cocktail di gamberi in salsa rosa
Cuoppo al profumo di mare
Insalata di mare
Panettone di tartine rustiche
Fantasia di rustici
Quadretti di pizza con le scarole
Cruditè in salsa greca
Primi piatti:
Mezze maniche sapore di mare
Riso venere con dadolata di pesce spada e menta
Secondi piatti:
Polpo su letto di patate
Baccalá con mela verde
Insalata russa
Insalata di indivia, mele e melograno
Insalata di finocchi con arance
Bicchierini di cotechino con lenticchie
Buffet di dolci Natalizi
Costo €100,00 a persona
INFO 081.5422088, 347.3607913
Effettuando l’acquisto online i biglietti perverranno a mezzo email contestualmente alla ricevuta di pagamento. In alternativa è possibile acquistare in sede previo appuntamento telefonico oppure mediante bonifico bancario previa verifica telefonica della disponibilità.
Ora
(Martedì) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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Il Pozzo e Il Pendolosupporto@ilpozzoeilpendolo.it Piazza San Domenico Maggiore, 3 - Napoli
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04gen21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Per il quindicesimo anno consecutivo torna: CANTO DI NATALE di Charles Dickens con Paolo Cresta e Carlo Lomanto Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella
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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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05gen21:00Canto di Nataledi Charles Dickens21:00

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Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Domenica) 21:00
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06gen18:00Canto di Nataledi Charles Dickens18:00

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con Paolo Cresta e Carlo Lomanto
Il Natale che vorrei. Quello che ho negli occhi. Nei ricordi. Forse solo nella fantasia. Il Natale che vorrei . Fatto di suggestioni, di atmosfere che riscaldano il cuore, di nostalgiche magie. Quello impastato con i ricordi ed i racconti. Quello che sa di mandarini e caldarroste. Quello che le luci e la gente fanno allegria e non stress. Quello che quando ero piccolo profumava di muschio di abete. Quello che se lo sono inventati i cineasti americani, ma a casa mia non si è mai visto.
L’ idea nasce dalla voglia di dare una risposta al “corredo di emozioni”che tradizionalmente accompagnano al Natale: desideri, nostalgie, aspettative magari anche cinismo, disillusioni, insofferenza. Il Natale che vorrei… è quello che ci sarebbe piaciuto che qualcuno pensasse per noi. Un Natale fatto di storie, di persone, di momenti belli da condividere. Con dolcezza. Ma senza melassa.
Un racconto. Due voci. Una fatta di parole, l’altra di suoni. E intorno le luci, le immagini, gli odori, i sapori, di un Natale che nella memoria o nell’immaginazione ciascuno conserva.
Dal 21 dicembre il Pozzo e il Pendolo presenta la più bella storia sul Natale mai scritta sperando di poter regalare al suo pubblico una serata indimenticabile.
L’idea è quella di restituire l’incredibile potere affabulatorio che le pagine di Dickens custodiscono attraverso un lavoro nel quale la voce del narratore e quella del vocalista si intrecciano, si accavallano, si separano per raccontare una notte di Natale che a distanza di più di un secolo conserva l’inossidabile attualità di suggestioni preziose. Ancora una volta le parole prese in prestito da un libro per condividere emozioni seguendo la traccia segnata, in un dicembre di molti anni fa dallo stesso autore.
Intorno al 1840, infatti Dickens si trovava a vivere un periodo di grandi ristrettezze economiche. Per far fronte all’emergenza decise di scrivere una storia che potesse essere raccontata, da lui stesso, nei salotti più in vista della nobiltà londinese. La sua iniziativa riscosse tanto successo che in pochi mesi le sue finanze si ristabilirono. Quando fu di nuovo un gentiluomo benestante, l’eco del suo racconto giunse fino alle stanze di Buckingham Palace e la regina Vittoria decise di invitare il singolare “cantastorie” a corte, per poter godere con pochi intimi le suggestioni di quell’esperienza che in tanti magnificavano
Dickens, però, declinò l’invito, “Se sua Maestà avesse voluto sentire la mia storia, doveva chiedermelo quando il destino si accaniva contro di me, quando la sua regale liberalità avrebbe potuto restituirmi quella dignità che sentivo fuggire inesorabilmente da me. Ora che il fato mi sorride , la mia storia la racconto solo per diletto. Sua maestà ha sprecato un’occasione e perso una possibilità” avrebbe commentato con un conoscente.
Un frammento di storia letteraria che ci piace leggere come un invito da parte dell’autore a dare ancora voce alla sua storia, scritta per essere raccontata.
Il Pozzo e il Pendolo intorno a questo “viaggio” alla ricerca del Natale, realizzerà un allestimento da salotto ottocentesco, dove non mancherà proprio nulla, dalla poltrona da sprofondo, al plaid per rendere più familiare la serata, alle piccole leccornie che rendono dolci le serate natalizie. Insieme intorno ad un ideale focolare per un omaggio a chi ha saputo raccontare il Natale che vorremmo.
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(Lunedì) 18:00
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11gen21:00La Cena con Delitto21:00

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Per gli amanti del giallo, della sfida, del divertimento intelligente: uno spettacolo gioco che vi vedrà coinvolti dall’inizio alla fine. Tre ore, solo tre ore per indagare e smascherare un diabolico
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Per gli amanti del giallo, della sfida, del divertimento intelligente: uno spettacolo gioco che vi vedrà coinvolti dall’inizio alla fine.
Tre ore, solo tre ore per indagare e smascherare un diabolico assassino e scoprirne il movente!
La cena con delitto, è un format che primo tra tutti il Pozzo e il Pendolo ha importato dalla Gran Bretagna. Il murder party, di matrice anglosassone nasce nella seconda metà dell’ottocento, come forma di intrattenimento dell’alta borghesia. La fusione tra il teatro ed il gioco, l’utilizzo del modello d’indagine deduttivo, l’interazione tra il pubblico e gli attori, l’ossequio alla regola della credibilità rappresentano i cardini fondamentali di questa forma di intrattenimento che riscuote oggi come nel secolo scorso grande consenso del pubblico.
Le fasi dello spettacolo, cui il pubblico prende parte singolarmente o in squadra si alternano a quelle della cena in formula di buffet.
La “messa in scena” si articola intorno a differenti copioni per rendere ogni Cena con Delitto un evento unico ed indimenticabile, è necessario quindi che al momento della prenotazione si forniscano indicazioni sulle nostre cene cui si è già preso parte.
Ora
(Sabato) 21:00
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piazza san Domenico maggiore n.3
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25gen21:00Una pura formalitàdi Pascal Quignard21:00

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Uno scrittore di successo viene condotto in caserma. Ha le mani tremanti, è inzuppato e ha la camicia sporca di sangue. Correva nel bosco, e tra gli alberi
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Uno scrittore di successo viene condotto in caserma. Ha le mani tremanti, è inzuppato e ha la camicia sporca di sangue. Correva nel bosco, e tra gli alberi è stato trovato un cadavere. Ad interrogarlo un commissario e un agente di polizia. Indagano per scoprire chi può essere il colpevole di quell’omicidio. E lo scrittore con i suoi vuoti di memoria è il primo indiziato. E’ sprovvisto di documenti, non ha un alibi e racconta un sacco di bugie.
Una pura formalità non è solo un thriller, ma è un viaggio profondo nell’essere umano Si deve scavare, con le unghie, per toccare corde che sono nello stomaco e che quando vibrano fanno star male.
Il lento e doloroso cammino alla ricerca della verità si chiude con un epilogo che stravolge tutti i presupposti iniziali. La formalità è finita e tutti i ruoli appaiono finalmente chiari, manca solo un nome da assegnare, e non è quello dell’assassino…
con: Marco Palumbo, Peppe Romano, Alfredo Mundo
regia: Annamaria Russo
Ora
(Sabato) 21:00
Location
Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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26gen18:00Una pura formalitàdi Pascal Quignard18:00

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Uno scrittore di successo viene condotto in caserma. Ha le mani tremanti, è inzuppato e ha la camicia sporca di sangue. Correva nel bosco, e tra gli alberi
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Uno scrittore di successo viene condotto in caserma. Ha le mani tremanti, è inzuppato e ha la camicia sporca di sangue. Correva nel bosco, e tra gli alberi è stato trovato un cadavere. Ad interrogarlo un commissario e un agente di polizia. Indagano per scoprire chi può essere il colpevole di quell’omicidio. E lo scrittore con i suoi vuoti di memoria è il primo indiziato. E’ sprovvisto di documenti, non ha un alibi e racconta un sacco di bugie.
Una pura formalità non è solo un thriller, ma è un viaggio profondo nell’essere umano Si deve scavare, con le unghie, per toccare corde che sono nello stomaco e che quando vibrano fanno star male.
Il lento e doloroso cammino alla ricerca della verità si chiude con un epilogo che stravolge tutti i presupposti iniziali. La formalità è finita e tutti i ruoli appaiono finalmente chiari, manca solo un nome da assegnare, e non è quello dell’assassino…
con: Marco Palumbo, Peppe Romano, Alfredo Mundo
regia: Annamaria Russo
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(Domenica) 18:00
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01feb21:00Uno nessuno e centomiladi Luigi Pirandello21:00

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Da uno specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge un giorno per Vitangelo Moscarda, un volto di sé finora ignorato: un naso in pendenza verso destra. Questo avvenimento provoca in lui
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Da uno specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge un giorno per Vitangelo Moscarda, un volto di sé finora ignorato: un naso in pendenza verso destra. Questo avvenimento provoca in lui una profonda crisi. E infine la consapevolezza agghiacciante che a sua immagine negli occhi degli altri è lontana anni luce da quella che egli ha di se stesso. di qui una presa d’atto ancora più inquietante: egli non è uno, come aveva creduto sino a quel momento, ma ‘centomila’, nel riflesso delle prospettive degli altri, e quindi nessuno. La realtà banale e paradossale dell’uomo in relazione a sè stesso ed agli altri è il filo rosso di una storia nella quale ciascuno è costretto a riconoscersi
con: Paolo Cresta
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02feb18:00Uno nessuno e centomiladi Luigi Pirandello18:00

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Da uno specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge un giorno per Vitangelo Moscarda, un volto di sé finora ignorato: un naso in pendenza verso destra. Questo avvenimento provoca in lui
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Da uno specchio, superficie ambigua e inquietante, emerge un giorno per Vitangelo Moscarda, un volto di sé finora ignorato: un naso in pendenza verso destra. Questo avvenimento provoca in lui una profonda crisi. E infine la consapevolezza agghiacciante che a sua immagine negli occhi degli altri è lontana anni luce da quella che egli ha di se stesso. di qui una presa d’atto ancora più inquietante: egli non è uno, come aveva creduto sino a quel momento, ma ‘centomila’, nel riflesso delle prospettive degli altri, e quindi nessuno. La realtà banale e paradossale dell’uomo in relazione a sè stesso ed agli altri è il filo rosso di una storia nella quale ciascuno è costretto a riconoscersi
con: Paolo Cresta
Ora
(Domenica) 18:00
Location
Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
Organizzatore
Il Pozzo e Il Pendolosupporto@ilpozzoeilpendolo.it Piazza San Domenico Maggiore, 3 - Napoli
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Prezzo 16,00€
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23feb18:00La notte dei racconti magicidi Gennaro Monti18:00

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Una vecchia Fiat 128 percorre le strade di un paesino del Sud più profondo. E’ estate…è la festa di Santa Almeda.. in paese c’è festa. Ma è anche la notte
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Una vecchia Fiat 128 percorre le strade di un paesino del Sud più profondo. E’ estate…è la festa di Santa Almeda.. in paese c’è festa. Ma è anche la notte delle confessioni, dei ricordi, dei piccoli esorcismi , dei tradimenti e della musica fatta di radici e sangue…è la luna delle storie da raccontare ad ogni costo ….prima che arrivi l’alba.
Un viaggio intimo e potente, delicato e sospeso tra eroi senza nome e leggende sussurrate…segreti inconfessabili di una terra calda e misteriosa
con: Gennaro Monti, Sonia De Rosa, Davide De Rosa
Ora
(Domenica) 18:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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25feb21:00Un Carnevale con Delitto21:00

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Un martedì grasso all'insegna del divertimento e dell’intelligenza. Dietro quale maschera si nasconderà l’assassino? Siete disposti a perdervi nel labirinto di una mente diabolica? Tre ore, solo tre ore, per una
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Un martedì grasso all’insegna del divertimento e dell’intelligenza.
Dietro quale maschera si nasconderà l’assassino? Siete disposti a perdervi nel labirinto di una mente diabolica? Tre ore, solo tre ore, per una partita contro un avversario senza scrupoli.
La cena con delitto, è un format che primo tra tutti il Pozzo e il Pendolo ha importato dalla Gran Bretagna. Il murder party, di matrice anglosassone nasce nella seconda metà dell’ottocento, come forma di intrattenimento dell’alta borghesia. La fusione tra il teatro ed il gioco, l’utilizzo del modello d’indagine deduttivo, l’interazione tra il pubblico e gli attori, l’ossequio alla regola della credibilità rappresentano i cardini fondamentali di questa forma di intrattenimento che riscuote oggi come nel secolo scorso grande consenso del pubblico.
Le fasi dello spettacolo, cui il pubblico prende parte singolarmente o in squadra si alternano a quelle della cena in formula di buffet.
La “messa in scena” si articola intorno a differenti copioni per rendere ogni Cena con Delitto un evento unico ed indimenticabile, è necessario quindi che al momento della prenotazione si forniscano indicazioni sulle nostre cene cui si è già preso parte.
Ora
(Martedì) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
piazza san Domenico maggiore n.3
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07mar21:00A te, MasanielloAnnamaria Russo21:00

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Napoli, luglio 1647. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far
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Napoli, luglio 1647.
Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura. Tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo. A volerla riassumere in poche righe questa fu la rivoluzione di Tommaso Aniello d’Amalfi detto Masaniello. Un sogno. Poi c’è la storia…
Il 7 luglio del 1647 il popolo napoletano, ridotto alla fame dalla pressione fiscale del viceregno spagnolo, scatena una rivolta violentissima. A capeggiare l’insurrezione Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, un pescatore. Napoli lo nomina Generalissimo della popolazione, e lo segue con cieca fede per sette giorni, mettendo a ferro e fuoco la città, costringendo i nobili ed il viceré a riparare a castel Sant’Elmo, per sfuggire alla violenza dell’assalto. Sette giorni dura rivoluzione dei “pezzenti”, sette giorni leggendari durante i quali, il governo si arrende alla forza del popolo, e accoglie, senza condizioni, tutte le richieste del generalissimo. Sette giorni durante i quali il popolo è sovrano. Tra i vicoli, le strade, le piazze riecheggia un solo grido: libertà. Sette giorni durante i quali l’impossibile diventa possibile. Poi, di colpo, tutto finisce. Qualcuno tira giù il sipario. E si fa buio. Si fa buio nella mente di Masaniello che improvvisamente impazzisce. Si fa buio tra i vicoli, dove il popolo non inneggia più al suo comandante, ma a bassa voce ne decreta la morte. Il 14 luglio alla vigilia della festa della Madonna Carmine, Masaniello pronuncia il suo ultimo delirante discorso alla popolazione. Poche ore dopo, mentre una folla devota si inchina alla Madonna, la testa di Masaniello viene portata in pegno al Viceré. I latori della notizia che il Generalissimo è morto e la rivoluzione è finita sono i migliori amici di Tommaso Aniello d’Amalfi. Il popolo, che aveva fatto del pescatore rivoluzionario santo laico, festeggia la sua morte, infierisce sul suo corpo senza testa abbandonato in mezzo alla piazza del mercato. Il sogno della libertà si spegne nel tradimento e nel sangue.
Questa la storia di Masaniello. Questa la storia di Napoli, che nei secoli si replica identica immutabile. La storia di una città che non perdona chi prova a sollevarla dal fango. La storia di un terra il cui ventre molle fagocita sogni e defeca abiezione.
A te, Masaniello nasce dalla voglia di raccontare il percorso di un sogno. Un sogno che nasce, splende e muore nelle tenebre della disillusione. Un sogno senza lieto fine. Bellissimo e disperato, come una stella cadente in una rovente serata di luglio.
Ora
(Sabato) 21:00
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08mar18:00A te, MasanielloAnnamaria Russo18:00

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Napoli, luglio 1647. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far
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Napoli, luglio 1647.
Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura. Tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo. A volerla riassumere in poche righe questa fu la rivoluzione di Tommaso Aniello d’Amalfi detto Masaniello. Un sogno. Poi c’è la storia…
Il 7 luglio del 1647 il popolo napoletano, ridotto alla fame dalla pressione fiscale del viceregno spagnolo, scatena una rivolta violentissima. A capeggiare l’insurrezione Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, un pescatore. Napoli lo nomina Generalissimo della popolazione, e lo segue con cieca fede per sette giorni, mettendo a ferro e fuoco la città, costringendo i nobili ed il viceré a riparare a castel Sant’Elmo, per sfuggire alla violenza dell’assalto. Sette giorni dura rivoluzione dei “pezzenti”, sette giorni leggendari durante i quali, il governo si arrende alla forza del popolo, e accoglie, senza condizioni, tutte le richieste del generalissimo. Sette giorni durante i quali il popolo è sovrano. Tra i vicoli, le strade, le piazze riecheggia un solo grido: libertà. Sette giorni durante i quali l’impossibile diventa possibile. Poi, di colpo, tutto finisce. Qualcuno tira giù il sipario. E si fa buio. Si fa buio nella mente di Masaniello che improvvisamente impazzisce. Si fa buio tra i vicoli, dove il popolo non inneggia più al suo comandante, ma a bassa voce ne decreta la morte. Il 14 luglio alla vigilia della festa della Madonna Carmine, Masaniello pronuncia il suo ultimo delirante discorso alla popolazione. Poche ore dopo, mentre una folla devota si inchina alla Madonna, la testa di Masaniello viene portata in pegno al Viceré. I latori della notizia che il Generalissimo è morto e la rivoluzione è finita sono i migliori amici di Tommaso Aniello d’Amalfi. Il popolo, che aveva fatto del pescatore rivoluzionario santo laico, festeggia la sua morte, infierisce sul suo corpo senza testa abbandonato in mezzo alla piazza del mercato. Il sogno della libertà si spegne nel tradimento e nel sangue.
Questa la storia di Masaniello. Questa la storia di Napoli, che nei secoli si replica identica immutabile. La storia di una città che non perdona chi prova a sollevarla dal fango. La storia di un terra il cui ventre molle fagocita sogni e defeca abiezione.
A te, Masaniello nasce dalla voglia di raccontare il percorso di un sogno. Un sogno che nasce, splende e muore nelle tenebre della disillusione. Un sogno senza lieto fine. Bellissimo e disperato, come una stella cadente in una rovente serata di luglio.
Ora
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14mar21:00A te, MasanielloAnnamaria Russo21:00

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Napoli, luglio 1647. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far
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Napoli, luglio 1647.
Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura. Tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo. A volerla riassumere in poche righe questa fu la rivoluzione di Tommaso Aniello d’Amalfi detto Masaniello. Un sogno. Poi c’è la storia…
Il 7 luglio del 1647 il popolo napoletano, ridotto alla fame dalla pressione fiscale del viceregno spagnolo, scatena una rivolta violentissima. A capeggiare l’insurrezione Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, un pescatore. Napoli lo nomina Generalissimo della popolazione, e lo segue con cieca fede per sette giorni, mettendo a ferro e fuoco la città, costringendo i nobili ed il viceré a riparare a castel Sant’Elmo, per sfuggire alla violenza dell’assalto. Sette giorni dura rivoluzione dei “pezzenti”, sette giorni leggendari durante i quali, il governo si arrende alla forza del popolo, e accoglie, senza condizioni, tutte le richieste del generalissimo. Sette giorni durante i quali il popolo è sovrano. Tra i vicoli, le strade, le piazze riecheggia un solo grido: libertà. Sette giorni durante i quali l’impossibile diventa possibile. Poi, di colpo, tutto finisce. Qualcuno tira giù il sipario. E si fa buio. Si fa buio nella mente di Masaniello che improvvisamente impazzisce. Si fa buio tra i vicoli, dove il popolo non inneggia più al suo comandante, ma a bassa voce ne decreta la morte. Il 14 luglio alla vigilia della festa della Madonna Carmine, Masaniello pronuncia il suo ultimo delirante discorso alla popolazione. Poche ore dopo, mentre una folla devota si inchina alla Madonna, la testa di Masaniello viene portata in pegno al Viceré. I latori della notizia che il Generalissimo è morto e la rivoluzione è finita sono i migliori amici di Tommaso Aniello d’Amalfi. Il popolo, che aveva fatto del pescatore rivoluzionario santo laico, festeggia la sua morte, infierisce sul suo corpo senza testa abbandonato in mezzo alla piazza del mercato. Il sogno della libertà si spegne nel tradimento e nel sangue.
Questa la storia di Masaniello. Questa la storia di Napoli, che nei secoli si replica identica immutabile. La storia di una città che non perdona chi prova a sollevarla dal fango. La storia di un terra il cui ventre molle fagocita sogni e defeca abiezione.
A te, Masaniello nasce dalla voglia di raccontare il percorso di un sogno. Un sogno che nasce, splende e muore nelle tenebre della disillusione. Un sogno senza lieto fine. Bellissimo e disperato, come una stella cadente in una rovente serata di luglio.
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15mar18:00A te, MasanielloAnnamaria Russo18:00

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Napoli, luglio 1647. Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far
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Napoli, luglio 1647.
Aveva ventisette anni Masaniello, faceva il pescatore e vendeva il pesce al mercato. In dieci giorni riuscì a regalare un sogno ai napoletani. Un sogno bello da far paura. Tanta di quella paura che i suoi concittadini decisero di distruggere il sogno e quel folle che aveva permesso loro di sognarlo. A volerla riassumere in poche righe questa fu la rivoluzione di Tommaso Aniello d’Amalfi detto Masaniello. Un sogno. Poi c’è la storia…
Il 7 luglio del 1647 il popolo napoletano, ridotto alla fame dalla pressione fiscale del viceregno spagnolo, scatena una rivolta violentissima. A capeggiare l’insurrezione Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, un pescatore. Napoli lo nomina Generalissimo della popolazione, e lo segue con cieca fede per sette giorni, mettendo a ferro e fuoco la città, costringendo i nobili ed il viceré a riparare a castel Sant’Elmo, per sfuggire alla violenza dell’assalto. Sette giorni dura rivoluzione dei “pezzenti”, sette giorni leggendari durante i quali, il governo si arrende alla forza del popolo, e accoglie, senza condizioni, tutte le richieste del generalissimo. Sette giorni durante i quali il popolo è sovrano. Tra i vicoli, le strade, le piazze riecheggia un solo grido: libertà. Sette giorni durante i quali l’impossibile diventa possibile. Poi, di colpo, tutto finisce. Qualcuno tira giù il sipario. E si fa buio. Si fa buio nella mente di Masaniello che improvvisamente impazzisce. Si fa buio tra i vicoli, dove il popolo non inneggia più al suo comandante, ma a bassa voce ne decreta la morte. Il 14 luglio alla vigilia della festa della Madonna Carmine, Masaniello pronuncia il suo ultimo delirante discorso alla popolazione. Poche ore dopo, mentre una folla devota si inchina alla Madonna, la testa di Masaniello viene portata in pegno al Viceré. I latori della notizia che il Generalissimo è morto e la rivoluzione è finita sono i migliori amici di Tommaso Aniello d’Amalfi. Il popolo, che aveva fatto del pescatore rivoluzionario santo laico, festeggia la sua morte, infierisce sul suo corpo senza testa abbandonato in mezzo alla piazza del mercato. Il sogno della libertà si spegne nel tradimento e nel sangue.
Questa la storia di Masaniello. Questa la storia di Napoli, che nei secoli si replica identica immutabile. La storia di una città che non perdona chi prova a sollevarla dal fango. La storia di un terra il cui ventre molle fagocita sogni e defeca abiezione.
A te, Masaniello nasce dalla voglia di raccontare il percorso di un sogno. Un sogno che nasce, splende e muore nelle tenebre della disillusione. Un sogno senza lieto fine. Bellissimo e disperato, come una stella cadente in una rovente serata di luglio.
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20mar21:00Magie per uomini tristidi Rosario Mastrota21:00

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Quando siamo giù e ci sembra di non avere neanche la forza di eseguire le attività più semplici; quando non si vede via di uscita da una vita oppressiva e
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Quando siamo giù e ci sembra di non avere neanche la forza di eseguire le attività più semplici; quando non si vede via di uscita da una vita oppressiva e una madre invadente, cosa fare? Optare per la magia! Proprio il soprannaturale sarà il protagonista e il tema principale della commedia.
Il sipario si apre su una cucina dove Salvatore mangia di nascosto una mela, dopo essere ritornato dal supermercato e aver nascosto l’ennesimo pacchetto di fazzolettini all’interno di un armadietto. Sembra un maniaco dell’ordine all’inizio, ma in realtà compie dei gesti di routine, assuefatto dai comandi della madre che, in un simpatico dialetto napoletano, gli dice: cosa deve mangiare, cosa deve fare, quando andare a dormire. Controlla se finisce il pasto e gli sta sempre addosso. E certo Salvatore non è un uomo di primo pelo, anzi … Non ne può più di vivere con questa madre opprimente e asfissiante. Convinto che lei sia paralizzata su una sedia a rotelle e bisognosa di cure e di amore, non riesce a lasciarla. Non lavora, non ha una donna, non ha amici, è in totale balia e compagnia della madre. È un uomo triste, depresso e sconsolato.
A volte pensa di farla fuori, ma la soluzione migliore diventa comprare un bel libro di magie e recitarne una per trasformare in carne ed ossa una delle due bambole – una mora e una rossa – che custodisce gelosamente. Inizialmente, la magia sembra non funzionare, ma poi… da solo che era si ritrova in doppia compagnia! E l’atmosfera sul palcoscenico cambia: dai toni tristi e malinconici del difficile rapporto tra madre e figlio a scene danzanti, ironiche, irriverenti e perché no, anche ammiccanti. Le due bambole non sanno neanche camminare e si muovono in maniera goffa sul palcoscenico, ma non sono affatto delle sprovvedute.
Dall’aura grigia si passa ad un clima esoterico, allegro, giocoso e “cooperativo”. Salvatore non si sente più solo e sua madre Concetta, da nemica delle due nuove donne, diventa poi premurosa con loro, condividendo la stessa tavola e lo stesso cibo.
Le “bambole” sembrano inizialmente contendersi Salvatore, elaborando un piano: uccidere la madre. Poi invece si alleano e come in una commedia degli equivoci, Salvatore, da beato tra le donne passa a “maledetto” dalle donne. E non c’è un vero e proprio happy end, anzi, appare un elemento noir e una fine inaspettata.
di Rosario Mastrota
produzione Compagnia del Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare (Imperia)
con Franco La Sacra, Paolo Paolino, Loredana De Flaviis, Consuelo Benedetti
Scene e costumi Carlo Senesi
Regia Rosario Mastrota
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(Venerdì) 21:00
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Teatro Il Pozzo e il Pendolo
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21mar21:00Magie per uomini tristidi Rosario Mastrota21:00

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Quando siamo giù e ci sembra di non avere neanche la forza di eseguire le attività più semplici; quando non si vede via di uscita da una vita oppressiva e una madre invadente, cosa fare? Optare per la magia! Proprio il soprannaturale sarà il protagonista e il tema principale della commedia.
Il sipario si apre su una cucina dove Salvatore mangia di nascosto una mela, dopo essere ritornato dal supermercato e aver nascosto l’ennesimo pacchetto di fazzolettini all’interno di un armadietto. Sembra un maniaco dell’ordine all’inizio, ma in realtà compie dei gesti di routine, assuefatto dai comandi della madre che, in un simpatico dialetto napoletano, gli dice: cosa deve mangiare, cosa deve fare, quando andare a dormire. Controlla se finisce il pasto e gli sta sempre addosso. E certo Salvatore non è un uomo di primo pelo, anzi … Non ne può più di vivere con questa madre opprimente e asfissiante. Convinto che lei sia paralizzata su una sedia a rotelle e bisognosa di cure e di amore, non riesce a lasciarla. Non lavora, non ha una donna, non ha amici, è in totale balia e compagnia della madre. È un uomo triste, depresso e sconsolato.
A volte pensa di farla fuori, ma la soluzione migliore diventa comprare un bel libro di magie e recitarne una per trasformare in carne ed ossa una delle due bambole – una mora e una rossa – che custodisce gelosamente. Inizialmente, la magia sembra non funzionare, ma poi… da solo che era si ritrova in doppia compagnia! E l’atmosfera sul palcoscenico cambia: dai toni tristi e malinconici del difficile rapporto tra madre e figlio a scene danzanti, ironiche, irriverenti e perché no, anche ammiccanti. Le due bambole non sanno neanche camminare e si muovono in maniera goffa sul palcoscenico, ma non sono affatto delle sprovvedute.
Dall’aura grigia si passa ad un clima esoterico, allegro, giocoso e “cooperativo”. Salvatore non si sente più solo e sua madre Concetta, da nemica delle due nuove donne, diventa poi premurosa con loro, condividendo la stessa tavola e lo stesso cibo.
Le “bambole” sembrano inizialmente contendersi Salvatore, elaborando un piano: uccidere la madre. Poi invece si alleano e come in una commedia degli equivoci, Salvatore, da beato tra le donne passa a “maledetto” dalle donne. E non c’è un vero e proprio happy end, anzi, appare un elemento noir e una fine inaspettata.
di Rosario Mastrota
produzione Compagnia del Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare (Imperia)
con Franco La Sacra, Paolo Paolino, Loredana De Flaviis, Consuelo Benedetti
Scene e costumi Carlo Senesi
Regia Rosario Mastrota
Ora
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22mar18:00Magie per uomini tristidi Rosario Mastrota18:00

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Il sipario si apre su una cucina dove Salvatore mangia di nascosto una mela, dopo essere ritornato dal supermercato e aver nascosto l’ennesimo pacchetto di fazzolettini all’interno di un armadietto. Sembra un maniaco dell’ordine all’inizio, ma in realtà compie dei gesti di routine, assuefatto dai comandi della madre che, in un simpatico dialetto napoletano, gli dice: cosa deve mangiare, cosa deve fare, quando andare a dormire. Controlla se finisce il pasto e gli sta sempre addosso. E certo Salvatore non è un uomo di primo pelo, anzi … Non ne può più di vivere con questa madre opprimente e asfissiante. Convinto che lei sia paralizzata su una sedia a rotelle e bisognosa di cure e di amore, non riesce a lasciarla. Non lavora, non ha una donna, non ha amici, è in totale balia e compagnia della madre. È un uomo triste, depresso e sconsolato.
A volte pensa di farla fuori, ma la soluzione migliore diventa comprare un bel libro di magie e recitarne una per trasformare in carne ed ossa una delle due bambole – una mora e una rossa – che custodisce gelosamente. Inizialmente, la magia sembra non funzionare, ma poi… da solo che era si ritrova in doppia compagnia! E l’atmosfera sul palcoscenico cambia: dai toni tristi e malinconici del difficile rapporto tra madre e figlio a scene danzanti, ironiche, irriverenti e perché no, anche ammiccanti. Le due bambole non sanno neanche camminare e si muovono in maniera goffa sul palcoscenico, ma non sono affatto delle sprovvedute.
Dall’aura grigia si passa ad un clima esoterico, allegro, giocoso e “cooperativo”. Salvatore non si sente più solo e sua madre Concetta, da nemica delle due nuove donne, diventa poi premurosa con loro, condividendo la stessa tavola e lo stesso cibo.
Le “bambole” sembrano inizialmente contendersi Salvatore, elaborando un piano: uccidere la madre. Poi invece si alleano e come in una commedia degli equivoci, Salvatore, da beato tra le donne passa a “maledetto” dalle donne. E non c’è un vero e proprio happy end, anzi, appare un elemento noir e una fine inaspettata.
di Rosario Mastrota
produzione Compagnia del Teatro dell’Albero di San Lorenzo al Mare (Imperia)
con Franco La Sacra, Paolo Paolino, Loredana De Flaviis, Consuelo Benedetti
Scene e costumi Carlo Senesi
Regia Rosario Mastrota
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30mag(mag 30)21:3002giu(giu 2)19:30Una Crociera con Delitto(maggio 30) 21:30 - (giugno 2) 19:30

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Da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno, quattro giorni all'insegna del brivido e del divertimento. Dopo lo straordinario successo delle scorse edizioni torna la Crociera con Delitto a bordo della nave
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Da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno, quattro giorni all’insegna del brivido e del divertimento.
Dopo lo straordinario successo delle scorse edizioni torna la Crociera con Delitto a bordo della nave Cruise Barcelona della compagnia Grimaldi Lines.
Un lungo weekend di mezza estate per tutti gli appassionati di romanzi gialli e misteri irrisolti: si vestiranno i panni dei più famosi investigatori di ogni tempo, da Sherlock Holmes a Hercule Poirot, e si metteranno in pratica le loro sofisticate tecniche di indagine. Tre giorni all’insegna del giallo, un’indagine da vivere in diretta, cullati dalle onde e accarezzati dalla brezza della suspense. Un rompicapo inestricabile, una sfida di intelligenza per risolvere un mistero che parte dall’Italia e si perde tra le ramblas di Barcellona.
Si tratta di un evento unico nel suo genere, in grado di unire il fascino di una traversata in mare ad un copione suggestivo e intricato, nel quale la realtà si confonde con la fantasia.
La Crociera con Delitto permetterà, inoltre, di visitare la splendida capitale catalana continuando a giocare e pernottando a bordo della nave ormeggiata nel porto di Barcellona, combinando l’esperienza della crociera con una lunga sosta alla scoperta delle ricchezze paesaggistiche e culturali, nonché della movida notturna spagnola. Ovviamente a caccia di emozioni, misteri e delitti.
Oltre alla totale immersione nelle fasi del gioco, sarà possibile usufruire dei diversi servizi previsti a bordo. Si potrà giocare presso il Casinò e le sale slot e videogiochi durante la navigazione; saranno organizzati tornei di carte e giochi , si potrà accedere al centro benessere ed alla palestra durante gli orari di apertura e prenotare massaggi e trattamenti estetici (ingresso e trattamenti non inclusi nella quota); si potrà ascoltare musica dal vivo presso il salone Smaila’s prevista nei giorni di navigazione dalle ore 23.00 alle ore 01.00, o ballare presso la discoteca di bordo, aperta dalle ore 23.30 alle ore 04.30.
Ora
Maggio 30 (Sabato) 21:30 - Giugno 2 (Martedì) 19:30
Organizzatore
Il Pozzo e Il Pendolosupporto@ilpozzoeilpendolo.it Piazza San Domenico Maggiore, 3 - Napoli